24 maggio 2024
ore 9:31
di Edoardo Ferrara
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 Per tutti
 Amazzonia devastata da incendi e deforestazione - ©archivio amazonia ets)
Amazzonia devastata da incendi e deforestazione - ©archivio amazonia ets)

AMAZZONIA, UN VERO TESORO DI BIODIVERSITA' VITALE PER IL NOSTRO PIANETA - L'Amazzonia è un ecosistema davvero unico e prezioso, assolutamente vitale per il nostro pianeta. Il bacino amazzonico ospita infatti la foresta tropicale più grande della Terra, contenendo circa il 13% di tutti gli alberi terrestri ma anche il fiume più lungo al mondo, ovvero il Rio delle Amazzoni, che dalle Ande all'Atlantico si snoda per quasi ben 7000km di lunghezza. L'azione mitigante del clima su vasta scala è determinante: grazie agli oltre 400 miliardi di alberi che compongono questo gioiello si ha un importante stoccaggio e modulazione dell'anidride carbonica (tra i principali gas serra), oltre ad un efficente sistema di riciclaggio dell'acqua tra terra e atmosfera, tramite l'evapotraspirazione e la formazione di nubi e precipitazioni. Non solo, il bacino amazzonico influenza anche le correnti oceaniche (anch'esse regolatrici del clima globale), scaricando in Atlantico circa un quinto dell'acqua dolce globale. Basti pensare che la portata del Rio delle Amazzoni è talmente elevata che alla foce l'acqua salata del mare è costretta ad arretrare per diversi km in pieno oceano, guadagnando terreno solamente in caso di alta marea contestualmente alle fasi lunari.

Panoramica amazzone, ©Emiliano Mancuso
Panoramica amazzone, ©Emiliano Mancuso

L'Amazzonia costituisce altresì un vero e proprio tesoro di bio-diversità, detenendone la più alta concentrazione al mondo: circa il 10% dei vertebrati e delle specie vegetali del pianeta sono 'compressi' in un'area che corrisponde allo 0,5% della superficie totale della Terra. Una ricchezza dal valore inestimabile, che caratterizza anche la diversità dei popoli che ci vivono: circa 47 milioni di persone infatti abitano il bacino amazzonico, con un'eterogeneità di origini, lingue e culture davvero vasta a seguito anche dell'immigrazione e colonizzazione europea: si spazia dagli indigeni ai cosiddetti cablocos (discendenti misti tra brasiliani ed europei) e quilombolas (comunità fondata da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile all'epoca della schiavitù). 

Le lontre popolano i fiumi amazzonici. ©Emilio Nessi
Le lontre popolano i fiumi amazzonici. ©Emilio Nessi
La navigazione sulla rete fluviale amazzonica costituisce il principale mezzo di scambio commerciale. ©Riccardo Sciabetta
La navigazione sulla rete fluviale amazzonica costituisce il principale mezzo di scambio commerciale. ©Riccardo Sciabetta

L'AMAZZONIA E' MINACCIATA DA DEFORESTAZIONE E ATTIVITA' UMANA - Purtroppo tutta questa ricchezza è costantemente erosa dall'attività antropica. Anno dopo anno, l'estensione della foresta amazzonica si riduce e si stima che attualmente già il 18% del totale sia andato perduto. La causa principale è la deforestazione, che oggi ha interessato una superficie di circa 800.000 km quadrati, equivalente a due stati come la Germania. Questa attività è indotta essenzialmente per tre motivi principali: estrazione del legname, agricoltura industriale (principalmente per la soia), e allevamenti estensivi (per la produzione di carne bovina), tutte volte a soddisfare una 'vorace domanda' per lo più del mercato internazionale, ma anche interno. Constestualmente la foresta amazzonica subisce anche lo sfregio dell'estrazione mineraria (oro e altri metalli preziosi nel sottosuolo), incendi, bracconaggio e in generale inquinamento, tutti fattori che degradano gli ecosistemi locali e in generale l'acqua che li alimenta. 

L'Amazzonia subisce numerosi incendi, principalmente indotti dall'attività umana. ©Emiliano Mancuso
L'Amazzonia subisce numerosi incendi, principalmente indotti dall'attività umana. ©Emiliano Mancuso

NON SOLO ATTIVITA' ANTROPICA DIRETTA, MA ANCHE I CAMBIAMENTI CLIMATICI - Ad aggravare ulteriormente l'equilibrio del bioma amazzonico vi sono anche i cambiamenti climatici. Normalmente l'Amazzonia sperimenta due cicli ogni anno: quello secco che va da giugno a novembre, per il quale il livello dei corsi fluviali cala anche considerevolmente, e quello delle piogge che va da dicembre a maggio, contestualmente alla fusione delle nevi andine, con i i corsi d'acqua in piena e intere porzioni di foresta che finiscono sommerse. El Nino e La Nina alterano questi due cicli, ma non quanto il riscaldalmento globale che ne sta esasperando l'intensità: la siccità del 2023 è stata particolamente grave e devastante, ma ha fatto seguito ad altre due annate decisamente difficili sul fronte opposto, ovvero quello delle inondazioni, nel 2021 e nel 2022. Più nello specifico nell'ultimo decennio, secondo i rilievi della Rede Hidrometeorológica Nacional, il processo di piena e riflusso dei corsi fluviali è diventato più accentuato, con livelli d'acqua nei fiumi sempre più estremi. A seguito delle piene eccezionali, porzioni enormi di foreste, villaggi fluviali e città, sono state sommerse per mesi, insieme a coltivazioni e allevamenti, con centinaia di migliaia di famiglie che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni (e inevitabili ripercussioni socio-econimiche). In particolare il comparto meridionale dell'Amazzonia, fino alla Bolivia, sta sperimentando un clima sempre più caldo con estremizzazioni delle fasi siccitose che stanno divenendo più durature. Le ondate di calore sono più frequenti con valori anche di 4-5°C sopra la media climatica dell'area. Inevitabilmente in questo contesto la foresta diventa più vulnerabile agli incendi, che sono in aumento, così come in aumento è anche la mortalità degli alberi, fino addirittura al 20-30%. 

La deforestazione dell'Amazzonia per far spazio alla coltivazione della soia. ©Emiliano Mancuso
La deforestazione dell'Amazzonia per far spazio alla coltivazione della soia. ©Emiliano Mancuso


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